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Sarà ospitato dal Veneto il prossimo campus itinerante di “Sedici Modi di Dire Ciao”, il progetto speciale di Giffoni Film Festival

di durata quadriennale, selezionato dall'impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Dopo il Campus intensivo della durata di dieci giorni in occasione di #Giffoni53, circa 50 giovani saranno coinvolti per quattro giorni a San Donà di Piave il prossimo autunno, tra i mesi di novembre e dicembre.

Non si fermano le attività di Sedici Modi di Dire Ciao, che coinvolge cinque le regioni italiane: Campania (Eboli e Giffoni Valle Piana), Calabria (Cittanova), Basilicata (Terranova di Pollino), Sardegna (Nuoro) e Veneto (San Donà di Piave), in ognuna delle quali è stato realizzato un Cultural Hub, presenti a Giffoni in occasione del Festival.

Un’opportunità, per i giovani espressione dei diversi Cantieri Culturali, di vivere l’esperienza di giurati, ma soprattutto di partecipare ai diversi Lab per imparare a liberare le proprie idee, a mettersi in discussione e ad esprimere emozioni e talenti ancora inespressi di fronte ad una telecamera, confrontandosi con i media e i linguaggi multimediali della contemporaneità.

Giffoni si conferma spazio di libertà, in linea con gli obiettivi prefissati da Sedici Modi di Dire Ciao, per sperimentare, conoscere, far emergere le proprie capacità e le proprie aspirazioni: sono tutti diritti inalienabili che Giffoni da sempre riconosce ai giovani permettendo loro di esprimere la propria identità e libertà di espressione.

«Siamo felicissimi di ospitare il prossimo campus, non vediamo l’ora di portare i ragazzi in una regione così diversa per certi aspetti – afferma la tutor del cantiere Veneto, Silvia Buscato - Partecipiamo a Sedici Modi di Dire Ciao con l’associazione “Speed Solution”. Personalmente sono per la prima volta a Giffoni. È una lavatrice, ricca di eventi: un’esperienza che anche come tutor consiglio. Qui si vive e si percepisce un’energia, qualcosa di magico che non si trova da nessuna altra parte. L’obiettivo del cantiere Veneto è riuscire a coinvolgere in questi progetti ragazzi ai margini, perchè abbiamo delle grosse problematiche. Per quanto possa apparire una regione ricca, c’è una povertà di fondo. Anche riuscire ad appassionare i ragazzi è complicato. Dopo la scuola, lavoro e soldi. Non è una povertà finanziaria, ma di valori. Attraverso i progetti di Giffoni si impara, si apprende, ma si vivono valori ed emozioni. La Campania e i Giffoner ci hanno accolto in maniera fantastica».

Inclusione, integrazione, imparare ad accogliere l’altro, a raccontarsi. Giffoni è soprattutto un’apertura al mondo per chi vive in aree o condizioni di marginalità. 

«I nostri ragazzi sono molto contenti e soddisfatti – spiega Elisa Curreli, tutor del Cantiere Sardegna – Provengono da un territorio che presenta moltissimi problemi. La povertà educativa è molto presente, per questo abbiamo aderito al Progetto con molta felicità. Ci sono difficoltà enormi di collegamenti territoriali: si tratta infatti dell’area più interna della Sardegna, nella Barbagia, ad elevato spopolamento e un’alta percentuale di dispersione scolastica. Per noi andare oltre i confini non significa solo affrontare il mare per uscire dall’isola, ma dal territorio stesso. Giffoni è stata un’occasione di arricchimento estremo. Per i ragazzi sarà davvero un bagaglio culturale che si porteranno insieme per sempre. Ormai vengo qua da diversi anni, l’orgoglio aumenta ad ogni edizione, perché mi rendo conto che i ragazzi vanno via con qualcosa in più. Non ci si abitua mai a questo. Lo scorso anno abbiamo accompagnato un ragazzo proprio nell’ambito del Campus di Sedici Modi di Dire Ciao e per #Giffoni53 i genitori lo hanno accompagnato qui come giurato, perché non ha mai smesso di raccontare quanto fosse stata incredibile l’esperienza del Festival».

Sono ben 25 i ragazzi campani tra i 10 e i 16 anni dell’associazione onlus L’Astronave a Pedali di Eboli, arrivati al Festival come giurati.  «Ci ha sorpreso il loro cambiamento - affermano Anna Macellaro e Nunzia Setaro, tutor dell’Hub Campania ed educatrici dell’associazione – Una trasformazione evidente dal primo al decimo giorno. Da ragazzi taciturni, isolati, molto timidi, al temine dei dieci giorni sono al massimo dell’espressività, perché Giffoni è emozioni, libertà. Scoprono quanto sia bella la realtà del Festival, in cui sono davvero liberi di essere se stessi e di raccontarsi nei laboratori di autonarrazione, attraverso il coinvolgimento per contrastare la povertà educativa».

È un contesto complesso quello in cui lavorano, un quartiere complicato di Eboli: «Le prime difficoltà che abbiamo riscontrato dall’inizio del Progetto è stato spostarsi da quella zona, perché non tutti volevano anche semplicemente allontanarsi da casa. Uscire da quel contesto, anche per andare al mare o in piscina è complicato, per cui essere riusciti a portarli a Giffoni significa per loro un voltare pagina - proseguono le due tutor - Siamo una onlus di volontariato che si occupa di dispersione scolastica, inclusione, laboratori. In totale seguiamo 50 ragazzi. Quest’anno abbiamo incluso a Giffoni anche ragazzi con disabilità mentali. Sono stati una risorsa. Oggi spesso messi ai margini e non presi in considerazione, Invece abbiamo scoperto che anche bambini con gravi patologie possono essere presi in considerazione. Qui a Giffoni sono diventati responsabili, integrati ed inclusi in tutte le attività».

Cinzia Labanca è la responsabile del Cantiere Basilicata. Non solo attività di contrasto alla povertà educativa minorile, ma anche occasione per essere giurati, di visionare i film in concorso e contribuire alla loro vittoria. «Il progetto è quadriennale e i ragazzi stanno avendo grandi opportunità di crescita, di valorizzazione delle loro competenze e per realizzare i loro sogni grazie alla connessione con il Festival e il confronto con i coetanei».

«Per i ragazzi che arrivano dal Nord, dal Sud o dal Centro Italia, venire qui a Giffoni è sempre un’esperienza straordinaria. Non è il solito Festival – dice Walter Cordopatri, tutor del Calabria - Essere a Giffoni significa ispirarsi ed inspirarsiperché viene una voglia di creatività unica, di sprigionare colori.  Attraverso il Progetto di Sedici Modi torneranno nelle loro regioni e nei loro paesi con un tocco di fantasia e magia in più, che veicoleranno nelle loro scuole, nelle loro famiglie. Miglioreranno soprattutto le relazioni. In particolare nel laboratorio di autonarrazione hanno approfondito cosa vuol dire stare in mezzo agli altri, conoscersi di più, raccontarsi, rispondere a domande. Ognuno avrà dato il proprio contributo dal punto di vista dell’energia. Campania, Sardegna, Calabria, Basilicata, Veneto: tutti insieme abbiamo vissuto al massimo questa esperienza».

Un’energia che si espande e travalica i territori, per ritornare sui territori. «Mi collego allo slogan di quest’anno: è indispensabile, e aggiungo necessaria, questa energia per ritornare nella propria terra, veicolarla e utilizzarla nelle piccole e grandi cose. Attraverso questi progetti troviamo delle soluzioni – aggiunge Walter - Attraverso l’interazione, la comunicazione e il desiderio di creare».

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